Lampare al calar del sole
Marina di Camerota Lamparata

Lampare al calar del sole

“L’estate sta finendo…” chi non conosce questo tormentone estivo di qualche anno fa?
Ascoltandolo a vacanze finite, anche oggi, riporta alle serate estive in riva al mare, le onde con il loro ritmico andare e venire, un cielo stellato, alle spalle la movida e là nel buio dove cielo e mare si fondono in unico scuro profondo… quelle luci oscillanti: le lampade.

Lampare da terra: romantiche luci sul mare, ma cosa succede a bordo?

Quella della pesca con le lampare è una tecnica di cattura professionale, per cui è necessario l’utilizzo di una fonte di luce che illumina la zona sottostante l’imbarcazione per attirare le prede.

Generalmente è il miglior metodo per pescare totani e calamari, ma viene utilizzato anche per catturare sardine e acciughe.
La luce, infatti, attira tutti i pesci più piccoli, richiamando così i molluschi, che si gettano a flotte sul branco.

Oggi si utilizzano dei pescherecci ben attrezzati, ma un tempo le lampare erano montate su piccole imbarcazioni.

Come si svolge questo tipo di pesca che appare così scenografico e romantico dalla riva?
Esiste un’imbarcazione madre, circondata da  3 o 4 piccole barchette o gozzi che hanno delle grosse “lampare” installate ed alimentate a batteria oppure a gas.

Durante la notte una volta arrivati sul luogo di pesca , i piccoli gozzi vengono ammainati e i marinai, con un lento movimento di corte bracciate,  azionano la lampara per attrarre dal fondale marino: banchi di sardine,  piccoli sgombri, alici, acciughe e anche calamaretti, attratti dal forte bagliore della luce artificiale della lampara.

Una volta “radunati” i diversi banchi di pesce azzurro sotto le loro chiglie,  i gozzi si avvicinano quasi a toccarsi.
È questo il momento in cui entra in azione la barca-madre, che ha il compito di gettare in mare il cianciolo, cioè una rete tesa in verticale che ha sul lato alto dei sugheri  galleggianti, mentre nella parte inferiore  porta dei piccoli piombi che la stendono formando una parete  mobile che lentamente  circonda il pesce ammassato in un piccolo spazio.

Quando questo cerchio è chiuso, le lampare escono dalla rete e il pesce rimane intrappolato.

Tirando le corde, la rete sul fondo si chiude e si  trasforma in un sacco pieno di pescato che  viene finalmente viene issato a bordo.

Ci sono varie località dove vengono organizzate delle imbarcazioni per chi, affascinato da questa tipologia di pesca ,vuole assistervi di persona .

Oggi i pescherecci sono attrezzati con sonar, ecoscandaglio, radar che semplificano abbastanza la vita dei pescatori ,anche se rimane sempre un lavoro duro e sacrificate.
È bello però rimanere legati a quell’idea dell’immaginario collettivo che descriveva il pescatore con i  segni sul volto bruciato dal sole e dalla salsedine.
Uomini fieri che amavano la libertà senza quei limiti imposti dalla terraferma, erano  innamorati del mare, e dei loro gozzi che chiamavano per nome in ricordo dei famigliari ai quali si sentivano legati nel mestiere, nella fatica e nel modo si sopravvivere.

“I pescatori sanno che il mare è pericoloso e le tempeste terribili, ma non hanno mai considerato questi pericoli ragioni sufficienti per rimanere a terra.”
Vincent van Gogh

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