Il cibo nella letteratura, tra poesie e romanzi
“Il cibo e la cucina sono delle grandi metafore dell’esistenza, quindi si prestano particolarmente bene a essere incluse in una narrazione dell’esistenza a rappresentarla in qualche modo”
(Massimo Molinari, docente di scienze dell’alimentazione)
Il cibo nella letteratura, tra poesie e romanzi: la storia dei popoli
Lo specchio dell’evoluzione dell’essere umano e della sua storia è sicuramente il cibo che, per questa ragione, non può non intrecciarsi con la letteratura.
Dalla caccia degli uomini primitivi per puro nutrimento, passando per la scoperta del fuoco, la capacità di addomesticare gli animali, aver imparato a coltivare, alla Roma Imperiale e i suoi banchetti di cui scriveva Marco Porcio Catone a ciò di cui si nutrivano gli agricoltori e gli schiavi dei latifondi, fino all’ultima cena di Gesù, che si compara all’agnello del sacrificio e al pane ed il vino dell’Eucaristia nei Vangeli.
Evolvendo la società grazie anche alla tecnologia, il cibo assume sempre più un aspetto fondamentale della vita e della cultura di ogni popolo.
Scrivendo…
Ecco che allora se si analizza la letteratura da questo punto di vista si capisce quanto il cibo abbia un valore simbolico che muta a seconda dello stato emotivo e del periodo storico di chi ne scrive e ne legge.
Se si prende per esempio ciò che è descritto ne “Il gattopardo” si percepisce quanto ciò che si porta in tavola sottolinei la differenza delle classi sociali, dall’abbondanza dei banchetti tra i nobili, alla modesta sobrietà dei pasti dei servitori.
La poesia di Pascoli, invece, sottolinea la funzione di metafora col cibo addirittura paragonando l’esistenza umana ad un banchetto.
Questo utilizzo di metafora è molto ricorrente nella letteratura, nella poesia e in molte correnti filosofiche.
Un altro aspetto è quello che si coglie né “Le golose” di Guido Gozzano, dove un gruppo di nobili signore medio borghesi che vorrebbero rappresentare in modo impeccabile tutti i canoni delle buone maniere, con una serie di apparenti comportamenti, dimostrano invece di cedere in pasticceria alla umana tentazione della golosità, rivelandosi in atteggiamenti poco signorili.
Un’altra funzione del cibo in letteratura è quella di suscitare una sorta di “amarcord”, legata a gusto, profumo, stoviglie, come accade per esempio ne “La ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust dove inzuppare una madeleine in un infuso di tiglio lo riporta ad un passato di ricordi di infanzia.
La convivialità descritta ne “Il pranzo di Babette”, invece, ha il significato della riconoscenza verso chi, in momenti di difficoltà, ha dato a Babette una possibilità di riscatto tanto che, quando la protagonista vince una consistente somma che le potrebbe permettere di tornare in patria a vivere agiatamente, la utilizza invece per preparare un accurato e ricercato banchetto da offrire a tutti coloro che, negli anni, l’avevano accolta, aiutata e sostenuta.
Un altro aspetto del cibo in letteratura è quello di sottolineare gli eventi storici, come, ad esempio, ne “I promessi sposi”, dove si percepisce la difficoltà di affrontare la vita nei momenti di carestia e fame, che condizionano non solo il singolo individuo, ma l’economia stessa di tutta la società.
I periodo pre, durante e post guerra hanno certamente ispirato molto in letteratura, basti pensare a Elsa Morante, che l’evento bellico l’ha vissuto in prima persona e pur avendo una considerazione del doversi alimentare con semplicità, dopo aver patito la fame in tempo di guerra, dichiarò di “amare tre emme: mare, Mozart e gelato al mandarino”.
Narra infatti in una delle sue opere, come dopo aver lottato per cercare il cibo per i suoi figli, la protagonista una volta finita la guerra, parteciperà ad un grande banchetto che profuma di liberazione, spaghetti, pecorino, pane, carne.
Passando da Calvino, Guareschi, Camilleri e tanti altri mostri sacri della scrittura si arriva ai tempi odierni dove, nonostante la globalizzazione, il cibo continua a mantenere il suo significato di base che è la convivialità, la capacità di riunire.
Ironia e comicità
Proprio perché alla fine è appagante mangiare in compagnia, nella poesia ci sono autori che sottolineano con ironia e comicità l’importanza e la gradevolezza di alcuni alimenti.
Partendo da poeti dialettali come Trilussa, passando per comici storici come Aldo Fabrizi, o Pablo Neruda che scrisse un’ode al carciofo, Eduardo De Filippo, Gianni Rodari, che con la sua poetica lancia un ponte tra il mondo dei bambini e quello degli adulti.
Nell’attualità il cibo ha assunto una configurazione modaiola, grazie anche all’evoluzione dei mezzi di comunicazione, motivo per cui tante trasmissioni di cucina sono presenti in vari palinsesti.
Questa è la dimostrazione di quanto nonostante il passare del tempo e degli eventi, tutte le culture attraverso la letteratura, hanno continuato a sostenere la tesi che il rapporto tra il cibo e l’uomo sia molto stretto e, soprattutto, senza tempo.