IL PANETTONE TRA STORIA E LEGGENDA
Nella Milano degli Sforza…
Durante la dominazione degli Sforza a Milano, tra il 1400 ed il 1500, i nobili avevano l’usanza, a Natale, di riunirsi a corte davanti al camino acceso, dove troneggiava un grande tronco.
Questo ciocco di legno, prima di essere fonte del caldo focolare fino all’Epifania, veniva irrorato dal Duca con del vino.
Dopo questo gesto, attuava un rituale per cui avrebbe affettato tre pani e avrebbe riposto una di queste fette fino al Natale successivo: tutto ciò per dare un senso di continuità. Questo pane era chiamato “panettun”.
Un’altra leggenda ruota intorno a Ludovico il Moro e a tutti i nobili che accoglieva a corte per il Natale.
Volendo concludere il banchetto con un dolce che fosse particolare, diede incarico in tal senso al pasticcere che aveva un aiutante di nome Toni che, però, aveva fatto bruciare quell’impasto speciale, così da far esclamare in cucina: “si è bruciato il pane di Toni”.
Il ragazzo, però, aveva tenuto per sé un po’ di burro, e per farsi perdonare aveva realizzato una specie di pane che aveva poi offerto al capocuoco.
Fu proprio questo pane che venne portato a Ludovico il Moro ed ai suoi invitati, che lo trovarono eccezionalmente buono.
Venne chiamato, così, “El pan de Toni”.
In realtà solo nei primi anni del 1800 con l’uso di lievito e canditi si diede vita a quello che è l’attuale panettone classico.
IL PANETTONE TRA STORIA E LEGGENDA • Sperimentando in pasticceria…
Nei primi anni del ‘900, un imprenditore pasticcere di larghe vedute come fu Angelo Motta, dopo aver assaggiato un tipico dolce russo, il “kulic” – che viene preparato per la Pasqua con cardamomo, noce moscata ed altre spezie – sfruttò questa ricetta per la particolarità dell’altezza di questo dolce.
Passando il tempo, le esigenze dei consumatori e avendo a disposizione innumerevoli ingredienti, come in tutte le ricette di cucina e pasticceria, anche per il panettone si assiste da anni ad una evoluzione.
Si cucinano, per esempio, panettoni farciti con le più svariate creme, avendoli prima svuotati, oppure, con particolari siringhe, si aromatizza con cioccolato. Per chi non ama i canditi, inoltre, si confeziona il panettone senza di essi, o, per la stessa ragione, senza uvetta.
Le richieste dei consumatori sono molteplici e spesso legate a ciò che il territorio dove viene prodotto o commercializzato offre.
Esistono poi le modifiche fatte per accontentare chi ha intolleranze, come per esempio quella al glutine.
Dolce nato al Nord
Se per anni il panettone è stato simbolo di Milano e dell’Italia settentrionale, oggi ne esistono di molti tipi, caratterizzati dai prodotti regionali.
Ecco quindi gli agrumi come mandarino e arancia in Sicilia, in Calabria il cedro, nel Lazio il miele e in Emilia Romagna le uova.
IL PANETTONE TRA STORIA E LEGGENDA • In Campania Masilicò
Basandosi sul principio degli ingredienti territoriali, Masilicò ha pensato di realizzare un panettone unico nel suo genere, che rappresenta il Cilento: con fichi bianchi.
Tra vigneti, uliveti e macchia mediterranea, le piante di fico bianco sono emblematiche di questo territorio.
Un frutto che, maturando ad agosto, viene essiccato al sole del mese di settembre secondo i metodi più antichi e tradizionali.
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Unendo gli ingredienti classici con questi deliziosi e particolari frutti, Masilicò ha realizzato un dolce che impreziosisce la tua tavola delle feste.