LA PIZZA TRA LEGGENDA E REALTÀ
La pizza tra leggenda e realtà
Si narra che una sera, il dio Vulcano, al rientro a casa dopo una dura giornata di lavoro nella fucina, chiese alla moglie Venere che cosa avesse preparato per cena.
La dea, in realtà, aveva trascorso l’intero giorno tra pigrizia e divertimenti e la domanda del marito suscitò in lei la paura che se avesse scoperto tutto ciò si sarebbe molto arrabbiato.
Così, in fretta e furia, stese un pezzo di impasto e lo mise a cuocere su una pietra arroventata, dopodiché farcì con bacche, erbe aromatiche e latte. Vulcano ne fu entusiasta!
Ma quali sono le vere origini di questo alimento, capace di soddisfare la voglia di festeggiare in compagnia, la necessità di un pasto veloce ed economico, la voglia di spuntini in qualsiasi momento del giorno e della notte, un dopo cinema, insomma acquisisce quasi una importanza sociale.
La pizza tra leggenda e realtà • Comune denominatore: il Regno di Napoli
Quando infatti la regina Margherita di Savoia andò in visita nel capoluogo Campano nel 1889, per renderle omaggio inventarono questo piatto che vedeva rappresentati i colori dello stendardo italiano: rosso-pomodoro, bianco-mozzarella, verde-basilico.
Per sottolinearne ancor di più l’importanza, a questo piatto venne attribuito il nome di “pizza Margherita”.
Così a tutt’oggi si ricorda Raffaele Esposito titolare della “Pizzeria di Pietro e basta così” quale responsabile di questa originale creazione.
Dopo la seconda guerra mondiale la pizza oltrepassò i confini delle regioni meridionali e fu conosciuta ed apprezzata in tutto lo stivale.
La pizza tra leggenda e realtà • Non solo pizzeria
L’originalità di questa ricetta, legata alla fantasia di chi la preparava, dette vita a molteplici varianti e, soprattutto visto il grande successo che portava a vedere le pizzerie sempre più sature di clienti che per nulla rinunciavano a gustarla, fu proprio la pizza a dare il via al “cibo da asporto” e la “consegna a domicilio”.
Poi, col fenomeno della emigrazione, la pizza varcò anche i confini dell’Italia e dell’Europa venendo così conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.
A tutt’oggi, la pizza è stata candidata come patrimonio immateriale dell’umanità dell’UNESCO e nel 2017 ha ottenuto questo riconoscimento a pieni voti.
Di generazione in generazione venne tramandato un insieme di regole cui attenersi per la preparazione, dando così il via ad un vero e proprio disciplinare scritto che regola quella che è la “vera pizza napoletana”.
Tutto evolve, anche la pizza!
Se l’Italia è la culla di questo alimento, il primo posto in termini di consumo però, spetta agli U.S.A., con l’Italia seconda e con breve distacco sul Brasile.
In Texas, invece, una società che aveva l’incarico di studiare piatti adatti agli astronauti che sarebbero andati in missione su Marte, ha realizzato una “stampante” in 3D per la pizza, dove l’inchiostro è abilmente sostituito dal pomodoro e dalla mozzarella, con una velocissima cottura.
Addirittura, e sempre in America, il concetto di pizza è diventato una materia di studio tramite il “teorema della pizza”; il quale si basa sulla dimostrazione della possibilità di tagliare da parte di due persone questo disco di pasta in settori equiangolari, partendo da un centro qualsiasi e prendendo in modo alternato ciascuno una fetta così che se ne possa mangiare entrambi la stessa quantità.
La fantasia si sa non ha limiti. Un pizzaiolo di Glasgow, Domenico Crolla, ha iniziato a preparare dei capolavori realizzando sulla pizza, alternando il rosso del pomodoro al bianco della mozzarella, ritratti di personaggi famosi e non.
La pizza tra leggenda e realtà • Una base per tante varianti
Gli ingredienti di base per la pizza sono semplici, genuini ed economici: farina, acqua, sale, olio.
Da questa base però derivano centinaia di varianti; dal salato, al dolce, al piccante, lights, bordo alto, bordo basso e via dicendo.
A proposito di “bordo”, la vera pizza napoletana deve avere un “cornicione” cioè un bordo alto e morbido.
Viaggiando per l’Italia, ogni regione, nel corso del tempo, ha caratterizzato una ricetta specifica come, ad esempio:
- a Roma una pasta stesa in modo che resti croccante con pecorino e pepe;
- a Torino la pizza “al padellino” e cioè cotta in un tegame;
- in Liguria la farinata realizzata con farina di ceci;
- a Genova, nello specifico, la tipica “fugassa” con cipolle, pomodoro, squacquerone, olive, acciughe;
- in Umbria con mozzarella, porcini e prosciutto di cinghiale;
- in Val d’Aosta con pomodoro, fontina, mozzarella, prosciutto, origano;
- in Veneto con fagioli e peoci (un tipo di molluschi), pomodoro, prezzemolo;
- e tante, tante altre ancora.
Quello che è certo, comunque, è che la buona riuscita dipende dalla scelta degli ingredienti di base e in questo Masilicò dimostra ancora una volta la sua affidabilità.
Così la linea di pomodorini e passate, l’olio extra vergine DOP, le spezie, le conserve miscelate alla fantasia, consente la realizzazione di ottime e personalizzate pizze.
La pizza tra leggenda e realtà • Anche il dolce vuole la sua parte
Nel tempo la pizza è stata trasformata da pizzaioli “rivoluzionari” in un piatto dolce, come per esempio nel caso della:
- pizza “crisommola” realizzata con albicocche del Vesuvio (crisommole, appunto), dove l’impasto è fritto e farcito con mozzarella di bufala, limone, confettura di albicocche, granella di nocciola e menta;
- pizza “Oi” sempre con impasto fritto e condita con mousse di ricotta di bufala, mele Annurca e melassa di fichi del Cilento;
- quella in assoluto però più richiesta e conosciuta prevede la farcitura con una famosa crema alle nocciole, impreziosita a seconda dei gusti con pistacchi, granella di nocciola o fettine di banane.
Insomma: un vero gustoso, appagante peccato di gola!